Scopri qual è la scelta giusta per te!
La tematica è molto dibattuta, ma poco conosciuta. Nel mondo dei lavoratori dipendenti la domanda può nascere spontanea: dove destinare il mio TFR? È meglio lasciarlo in azienda oppure investirlo in un fondo pensione?
Nel passato la scelta dei lavoratori si è indirizzata maggiormente sulla prima opzione, ovvero mantenerlo in azienda.
Da un po’ di anni la tendenza sta cambiando, anche perchè i vantaggi legati al versamento sul fondo pensione sono innumerevoli sia per il lavoratore sia per il datore di lavoro.
In questo articolo fornisco alcune informazioni utili per aiutarti a scoprire le differenze tra le due soluzioni e per poter prendere la decisione giusta per te!
Tratterò in un altro articolo i vantaggi per il datore di lavoro.
Iniziamo con capire che cos’è il TFR.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una somma pari al 6,91% della retribuzione lorda che il datore di lavoro accantona annualmente per ogni dipendente e viene erogato alla fine del rapporto di lavoro.
Esistono due principali modalità di gestione del TFR:
TFR in azienda: la somma rimane sotto la gestione dell’azienda fino alla fine del rapporto di lavoro, momento in cui viene erogata al dipendente.
TFR in un fondo pensione: la somma viene destinata a un fondo pensionistico esterno, che investe il capitale tramite soggetti professionali autorizzati, ovvero Banche, imprese di assicurazione, società di gestione, fondi in investimento per creare una rendita o un capitale finale che verrà erogata al lavoratore al momento della pensione.
Un sicuro vantaggio del TFR lasciato in azienda è legato principalmente alla sua liquidabilità alla fine del rapporto lavorativo, ma con una eccezione che riguarda i dipendenti pubblici:
ai dipendenti che hanno terminano il servizio e hanno maturato i requisiti pensionistici a partire dal 1° gennaio 2014, il pagamento del TFR è corrisposto come segue (articolo 1, comma 484, legge 27 dicembre 2013, n. 147):
- in unica soluzione, se l’ammontare complessivo lordo è pari o inferiore a 50.000 euro;
- in due rate annuali, se l’ammontare complessivo lordo è superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro (la prima rata è pari a 50.000 euro e la seconda è pari all’importo residuo);
- in tre rate annuali, se l’ammontare complessivo lordo è superiore a 100.000 euro. In questo caso la prima e la seconda rata sono pari a 50.000 euro e la terza è pari all’importo residuo. La seconda e la terza somma saranno pagate rispettivamente dopo 12 e 24 mesi dalla decorrenza del diritto al pagamento della prima.
Il TFR versato in un fondo pensione presenta una serie di vantaggi vediamo quali:
Tassazione:
il TFR in azienda non viene tassato subito, ma solo al momento in cui il lavoratore lo riceverà come liquidazione al termine del rapporto di lavoro. In questo caso, sarà sottoposto a tassazione separata ad aliquota media degli ultimi cinque anni, comunque non inferiore al 23% con aliquote che possono raggiungere il 43% per i redditi più elevati. Questo può ridurre significativamente il capitale netto disponibile per il lavoratore, rendendo meno conveniente questa opzione dal punto di vista fiscale.
La stessa cosa avviene in caso di accantonamento al Fondo Tesoreria, il TFR è soggetto a tassazione separata che, a seconda dei casi, può toccare percentuali pari o superiori al 23%.
Al contrario, in caso di adesione alla previdenza complementare, le somme liquidate al pensionamento, relativamente ai contributi versati dal 1° gennaio 2007, subiscono una ritenuta a titolo d’imposta del 15%.
Tuttavia, se l’anzianità di partecipazione al fondo è superiore ai 15 anni, l’aliquota diminuisce dello 0,30% per ogni anno di successiva adesione, sino al limite massimo di riduzione corrispondente al 6%, portando la tassazione finale del 9%.
Facciamo un esempio: un lavoratore dipendente nel settore privato ha accantonato un capitale complessivo all’età del pensionamento pari a 100.000€.
Lasciando il TFR la tassazione sarà del 23% , se i suoi redditi sono inferiori a 28.000 euro, ottenendo un capitale finale pari a 77.000 euro.
Lo stesso importo investito nel fondo pensione subirebbe una tassazione del 15% con un capitale finale pari a 85.000 euro, e se l’adesione al fondo è superiore a 35 anni l’aliquota passa al 9% con un capitale finale pari a 91.000 euro.
Nel primo caso abbiamo un risparmio fiscale pari a 8.000 euro e nel secondo pari a 14.000 euro.
Inoltre, il capitale conferito in un fondo pensione non fa parte dell’asse ereditario, ed è pertanto esente da imposte di successione, mentre il TFR lasciato in azienda fà parte dell’eredità complessiva del lavoratore e può subire pertanto un’ulteriore tassazione.
Inoltre nel fondo pensione l’aderente può scegliere a chi destinare il capitale e il beneficiario può essere diverso dagli eredi legittimi.
Sicurezza:
il fondo pensione non può essere soggetto a fallimento, secondo l’art 15 del d.Lgs 252/2005 , ( mentre un’azienda si) , proteggendo così il lavoratore da eventuali problematiche economiche dell’azienda.
Inoltre il capitale conferito è impignorabile e insequestrabile. Questo significa che il capitale investito è al sicuro e non può essere toccato da eventuali creditori o dal fisco.
Rendimenti:
quelli dei fondi pensione sono tendenzialmente superiori a quelli dell’azienda.
I dati statistici (fonte covip) dimostrano come, in un periodo superiore ai 10 anni, i fondi pensione registrano risultati superiori a quelli del TFR.
Le somme versate alla previdenza complementare vengono investite in base al profilo di rischio scelto dall’aderente e all’orizzonte temporale.
Questo significa che, nel lungo termine, il rendimento di un fondo pensione può essere superiore a quello del TFR in azienda, soprattutto grazie alla capitalizzazione composta, che consente al capitale di crescere esponenzialmente nel tempo.
Flessibilità di accesso anticipato:
i fondi pensione permettono di accedere parzialmente al capitale per spese sanitarie, acquisto o ristrutturazione della prima casa e altre necessità. Ad esempio, è possibile prelevare fino al 75% per spese sanitarie in qualunque momento, mentre se lasciato in azienda occorre attendere 8 anni dall’adesione, e il 30% per altre esigenze personali decorsi almeno 8 anni di iscrizione nel fondo pensione, clausola non prevista se in azienda. Tale flessibilità rende il fondo pensione utile anche in caso di necessità urgenti.
Quale scelta conviene?
La scelta tra TFR in azienda o fondo pensione dipende da diversi fattori personali: l’età, la propensione al rischio e gli obiettivi di lungo termine.
Per chi preferisce la liquidabilità del capitale, mantenere il TFR in azienda può essere una scelta valida, grazie alla stabilità della rivalutazione e alla liquidazione immediata necessaria ad affrontare spese immediate.
Per chi ha maggiore lungimiranza, occorre valutare attentamente le due scelte.
Il fondo pensione presenta sicuramente maggiori vantaggi, per i lavoratori di qualunque età e ancora più elevati per chi inizia a versare da giovane e ha un orizzonte temporale di lungo termine. Questo permette di accumulare un capitale più elevato, grazie ai rendimenti potenzialmente superiori e ai numerosi vantaggi fiscali. Iniziare a versare il TFR in un fondo pensione in giovane età consente di beneficiare della capitalizzazione composta e di costruire una solida base finanziaria per la pensione.
La scelta tra TFR in azienda e fondo pensione richiede un’analisi delle proprie esigenze e della propria tolleranza al rischio. Il fondo pensione si rivela una scelta vantaggiosa per chi cerca di costruire un capitale solido nel tempo, proteggendo il proprio investimento e beneficiando di agevolazioni fiscali.
Per molti lavoratori, consultare un esperto può essere di aiuto per valutare quale opzione sia più adatta alla propria situazione.